Per molti, la bellezza nell’arte contemporanea è proprio un mistero: perse per sempre le forme delicate del dipinto e l’imponenza dell’architettura classica, non sembra essere possibile riuscire a trovare qualcosa di bello o maestoso o poetico un insieme di elementi apparentemente sconnessi.
Ecco come approcciarsi all’arte contemporanea, senza pensare troppo alla sua bellezza!
Perché la bellezza è diventata meno importante
Per millenni la bellezza in quanto tale è stato il metro con cui si è valutata la completezza di un’opera d’arte: senza bellezza nell’arte non si pensava che un’opera potesse avere senso.
Lo sconvolgimento creato nelle coscienze da un’escalation di eventi sempre più brutali (la Prima guerra mondiale, la Seconda guerra mondiale, lo spaccamento del mondo in due blocchi con la Guerra Fredda) hanno infuso nella popolazione, e negli artisti, la sensazione che ci fossero altri valori da esplorare, altre emozioni da poter suscitare, che funzionassero come una catarsi dalla paura e dall’angoscia.
Con il recentissimo passato, dagli anni ‘80 in poi, la bellezza è diventata anche un fatto molto più esposto e meno d’elite, per tutta la popolazione. Abiti lussuosi sono facilmente acquistabili da più persone, le riviste di moda diventano popolari in tante case, basta un colpo di forbici dal parrucchiere per sfoggiare una nuova bellezza, esiste la chirurgia estetica, i social network. Tutte vetrine che fanno del bello non è una particolarità o una specialità, ma l’assoluta normalità. Anche per questo, probabilmente, la bellezza è diventata meno rilevante nel prodotto artistico, e semmai ri preferisce, con l’arte contemporanea, parlare del dolore, della paura, della sensazione di sconfitta e di perdita.
L’arte sposta il proprio limite
Per millenni un prodotto d’arte doveva rientrare in precisi canoni per essere considerato effettivamente “bello”. Oggi è considerato bello un prodotto d’arte che sposta il proprio stesso limite, che ridefinisce il contorno della conoscenza di un popolo intorno a certe tematiche. E questo spostamento è spesso difficile, complesso: per questo il dolore nell’arte contemporanea è un tema sempre più sottile e più invadente. Affrontando temi come l’ecologia, la precarietà, lo scorrere del tempo, l’assenza di legami affettivi, la perdita del lavoro, il vuoto, la malattia mentale gli artisti riescono a farci sentire meno soli, meno persi nei nostri stessi pensieri: usano il proprio linguaggio per dirci che viviamo tutti in un grande frullatore di emozioni negative, che ci condizionano e che meritano non di venire nascoste, ma di venire approfondite.
Tre regole per apprezzare l’arte contemporanea
Ecco quindi tre regole per apprezzare realmente l’arte contemporanea:
- Essere curiosi, fare domande e farsi domande, avere uno sguardo ampio sulle opere, sulla loro forma, sui colori, sulla materia, sulle azioni, sui significati;
- Lasciare libero spazio all’emozione, anche se non è positiva o estasiata: la paura e l’angoscia esistono, e l’arte contemporanea ci chiede di farle fluire anziché di reprimerle. Per apprezzare questo tipo di arte è necessario accettare di non poter essere sempre felici né sereni;
- Non avere la pretesa che tutte le opere ci parlino allo stesso modo: alcuni artisti saranno inevitabilmente più in comunicazione con il nostro modo di pensare e di guardare al mondo, ed è a loro, attraverso le opere, che dobbiamo porre le giuste domande sull’interpretazione che diamo delle cose.