Forse non a tutti è nota la storia della battaglia di Gaugamela, uno scontro epico tra le forze di Alessandro Magno e di Dario III dell’Impero Achemenide che cambiò letteralmente il volto dell’Asia e del mondo intero.
Scopriamo insieme alcune curiosità su questa storia affascinante, che ci racconta di come la forza sia intelligenza e non sempre potenza!
Una rivalità antica
Tra la lega di Corinto, guidata nel 331 a.C. da Alessandro il Grande, e l’impero Achemenide di Persia era in corso una lotta di supremazia territoriale ormai da molti anni. Nelle mire del macedone c’era la totale conquista dell’Europa e dell’Asia, per allargare i confini dell’impero, e nessun re poteva contrapporsi a quella forza organizzata e così magistralmente gestita.
Appena due anni prima, nel 333 a.C., Dario III era stato sconfitto a Isso da Alessandro. Nella battaglia il macedone catturò la moglie, la madre e le due figlie del sovrano, costretto a ritirarsi a Babilonia.
Le vittorie di Alessandro non erano finite: Tiro, Gaza e Mazace furono le città successive a cadere sotto mano della Lega di Corinto.
Nel corso delle battaglie Dario III cercò almeno tre volte di negoziare con Alessandro, che non cedette né le prigioniere né sui territori. Falliti i negoziati, entrambi gli eserciti si prepararono all’ultimo, decisivo scontro.
La speranza di Dario: la battaglia in campo libero
Dario sperò che Alessandro portasse il proprio esercito nei campi aperti fuori Babilonia. In campo libero sarebbe stato molto facile schiacciare la Lega di Corinto, numericamente molto inferiore.
Quando Alessandro attraversò il fiume Tigri non solo lo trovò completamente indifeso, ma si verificò un’eclissi di luna: per il macedone si trattava di un segno degli dei, che lo volevano definitivamente incoronare imperatore dell’Asia.
Gli esploratori riferirono che la cavalleria persiana era già posizionata, con circa 1000 unità, ma alla vista della molto più piccola ma più chirurgica ed organizzata cavalleria macedone, essa fuggì.
Per Dario non restava che la possibilità di Gaugamela, una collina fuori Mosul (oggi, in Iraq). A questo punto, però, nemmeno i suoi generali più fidati credevano avesse molte possibilità.
La battaglia di Gaugamela
La battaglia di Gaugamela ebbe luogo in ottobre, nel 331 a.C.: sulla data precisa sia gli storici antichi che quelli moderni continuano a dibattere.
I persiani erano già schierati, con i soldati migliori attorno a Dario III. Erano presenti anche almeno 15 elefanti da guerra, carri falcati e satrapie.
I macedoni erano invece divisi in due parti: Alessandro guidava l’area destra e Parmenione la sinistra. Al luogotenente era affidato il compito di schiacciare all’indietro i persiani, annientando la cavalleria; Alessandro avrebbe offeso dal lato destro, rompendo la formazione e disperdendo le linee. Era l’unico modo, per un esercito in proporzione 1:5 (per ogni 10 soldati macedoni ce n’erano ben 5 persiani!) di sconfiggere il nemico.
Il piano di Alessandro funzionò: con un complesso sistema di vuoti e di rotture delle linee intrappolò i cavalli e uccise i cavalieri. Impegnati a trattenere Parmenione, i persiani non si accorsero che Alessandro era arrivato alle loro spalle.
L’esito della battaglia, con i persiani ormai completamente dispersi, fu devastante: i macedoni persero solamente 1.200 uomini, mentre l’esercito di Dario si decimò di più di 50.000 uomini. Una forza enorme, insomma, schiacciata da un piccolo esercito ma molto meglio controllato da uno stratega più abile e più veloce.