E’ un momento doloroso quello in cui si vede arenare la propria impresa, costata impegno e fatica. Ma se non è più possibile far fronte a spese e prestiti, è il momento di fare quel passo e capire come gestire i debiti di una ditta individuale cessata.
Va sottolineato che la ditta individuale non ha un’autonomia dal punto di vista giuridico rispetto all’imprenditore. Nel caso di altre forme di società di capitali, sono i beni della società stessa a rispondere di eventuali debiti; quindi se questa chiude, i creditori non potranno rivalersi sui soci.
E’ molto diversa la situazione di una ditta individuale: il titolare deve rispondere delle spese accumulate sia tramite il patrimonio della società stessa, che il proprio, ovvero con il proprio denaro. Cessare questo tipo di attività in presenza di debiti quindi, pur essendo fattibile, non chiuderà il rapporto verso i creditori.
Questi potranno adire alle vie legali e, nel caso il giudice dia loro ragione, rifarsi sulle proprietà personali tramite pignoramento. Non solo sulla liquidità del conto corrente, ma anche sull’auto, gli oggetti di valore, la casa stessa. Nel caso in cui il titolare sia co – proprietari alla pari dell’abitazione, come accade frequentemente fra coniugi, il pignoramento avverrà nella misura del 50 per cento.
Lo stesso ragionamento riguarda il conto corrente della ditta individuale. E’ possibile chiuderlo anche se passivo, per evitare ulteriori costi di gestione, ma i debiti resteranno attivi nei confronti del titolare.
L’alternativa alla chiusura è il rischio di dichiarare fallimento, atto dalle conseguenze anche gravi. Una strada migliore può essere quella di concludere un “concordato preventivo” con i creditori. Richiede l’avallo del tribunale, ma permette al titolare di pagare in debiti con patrimonio a disposizione senza altri strascichi. I creditori avranno meno del dovuto, ma eviteranno di dover fare causa.
Se il titolare è nullatenente, i creditori non avranno nulla su cui rivalersi, neppure una banca. In futuro, però, sarà per lui quasi impossibile avere accesso ad altri crediti.
Quando si può chiudere la partita iva
Decisa la fine della propria attività, bisogna valutare quando si può chiudere la partita iva. Prima di comunicare, personalmente o tramite il commercialista, la chiusura, bisogna attendere che tutte le prestazioni offerte siano state saldate; fino a quel momento deve restare aperta per permettere la fatturazione.
A quel punto, la comunicazione di chiusura all’agenzia delle entrate deve avvenire entro 30 giorni dalla data della cessata attività.